Quante volte hai letto la frase “un borgo incantevole circondato da paesaggi mozzafiato”? Oppure “una gemma nascosta tutta da scoprire”? Probabilmente così tante da non ricordarle più. Il problema è proprio questo: quando raccontiamo un territorio con parole abusate, rischiamo di renderlo invisibile. Se tutto è “mozzafiato” o “incantevole”, allora nulla lo è davvero. Oggi più che mai serve un racconto diverso: autentico, capace di far emergere la vera identità di un luogo. Perché chi viaggia non cerca più solo cose da vedere, ma storie da vivere.
Il turismo non si limita più a proporre pacchetti, camere o visite guidate. Le persone viaggiano per sentirsi parte di un’esperienza, per portare a casa emozioni che resteranno nella memoria più a lungo di una foto. E qui entra in gioco lo storytelling territoriale: il modo in cui un luogo si racconta, e attraverso quel racconto diventa desiderabile. Non è (e non deve essere) un vezzo creativo, ma uno strumento strategico per la comunicazione, la promozione e il marketing.
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Il problema è che molti racconti turistici si somigliano. Un borgo “caratteristico”, un piatto “tipico”, un paesaggio “unico”. Ma quante volte lo abbiamo già letto altrove? Usare cliché rende un territorio indistinguibile da tutti gli altri. Invece di rafforzarne l’identità, lo svuota. È come se un luogo parlasse con la voce di un altro: poco credibile e poco memorabile.
La chiave sta nell’ascolto. Prima di scrivere, bisogna osservare, vivere e raccogliere storie. Alcuni spunti:
Rendere autentico un racconto si può fare anche con piccoli accorgimenti:
C’è però un rischio da non sottovalutare: anche lo storytelling autentico può trasformarsi in moda. Se tutti i territori iniziano a raccontarsi attraverso le stesse microstorie, gli stessi artigiani o le stesse esperienze “locali”, il linguaggio che oggi è innovativo rischia di diventare domani un cliché. Anzi, forse lo sta già diventando.
Questo meccanismo porta con sé un pericolo ancora più grande: la gentrificazione narrativa. Quando un borgo o un quartiere viene raccontato in modo patinato, spesso attrae un turismo che cambia gli equilibri del luogo. Le botteghe storiche cedono il passo a negozi per visitatori, le case diventano alloggi turistici e la comunità perde quella quotidianità che l’aveva resa speciale.
Ecco perché fare storytelling territoriale in modo responsabile significa non solo valorizzare, ma anche rispettare. Raccontare un luogo senza snaturarlo, dando voce a chi ci vive davvero e mantenendo un equilibrio tra promozione e tutela.
Raccontare un territorio non significa abbellirlo con parole ad effetto, ma ascoltarlo e tradurlo in emozioni. Lo storytelling autentico non inventa nulla: semmai svela, valorizza, restituisce.
La prossima volta che ti troverai a scrivere di un luogo, prova a chiederti: “Qual è la sua vera voce? E come posso farla sentire?” È lì che nasce la differenza tra una descrizione banale e un racconto che resta.
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Sono Greta e mi occupo di Strategie di Comunicazione e Web Marketing per aziende, negozi, attività, enti, associazioni e liberi professionisti.